"Scuola Paolo VI" - Gitega - Burundi - Africa - Comunicazioni
Saluto
e Ringraziamento di Suor Liliana
Concesio, 17 marzo 2013
Carissimi fratelli e
carissime sorelle,
è con grande emozione che vi porto il saluto della reverenda
madre suor Cecilia, di tutte le consorelle del "Congregazione
delle suore del cuore immacolato di Maria” e quello
mio personale.
Nello stesso tempo sento il bisogno, anche a nome dell’intera
congregazione, dei bambini e delle loro famiglie del Burundi,
di ringraziarvi per quanto state facendo, con spirito caritatevole,
per alleviare le sofferenze di tanti bambini che grazie al vostro
aiuto possono avere le medicine necessarie a lottare per la vita
e a sconfiggere le malattie. Grazie al vostro contributo possono
avere il cibo necessario per la loro stessa sopravvivenza e accedere
ad un minimo di istruzione.
A molti di loro siamo riusciti a strappare dei sorrisi e a regalargli
un po’ di gioia laddove prima c’erano soltanto pianto,
tristezza, fame, malattie. Sappiamo anche che questi vostri aiuti
non hanno in alcun modo la pretesa di avere una
ricompensa o riconoscenza. Essi sono ispirati solamente a principi
di carità cristiana. È bello poter dire questo.
Tuttavia siamo certe che il Signore vi renderà merito per
gli sforzi che state facendo. Come non ricordare in questa
occasione la parabola del “Buon Samaritano”?
Appunto di quella parabola che si racconta nel Vangelo di Luca
ed in cui Gesù, nel rispondere ad un dottore della legge,
che voleva metterlo in difficoltà, gli chiedeva cosa bisognasse
fare
per meritare la vita eterna, e Gesù gli dice: “Ama
il prossimo tuo come te stesso”. E quando
il dottore gli chiede di spiegargli chi sia il suo prossimo Gesù
gli risponde con una parabola e racconta, appunto, di un uomo
che scendeva da Gerusalemme a Gerico e che incappò nei
briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono,
lasciandolo mezzo morto. Per caso, un Sacerdote scendeva per quella
medesima strada e quando lo vide passò oltre dall’altra
parte. Anche un Levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò
oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto
lo vide e n’ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò
le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo
giumento, lo portò a una locanda, dicendo: “Abbi
cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò
al mio ritorno”.
Dopo il racconto Gesù chiede al dottore della legge chi
di questi tre sia stato il prossimo dell’uomo derubato e
il dottore, senza esitare, gli indicò quello che aveva
provato compassione di lui. E Gesù disse: “Vai
e fai lo stesso”.Forse il paragone è
troppo forte, ma io in questo momento sento di dirvi che voi stessi,
con il vostro aiuto ed il vostro amore verso i bambini del Burundi
vi siete fatti “Prossimo”. È
certo che con il vostro aiuto voi avete dato, e state dando, prova
di grande sensibilità umana, ma permettetemi di sottolineare
che la Carità per noi cristiani, come lo stesso Gesù
ci ha
insegnato, non è solo attenzione verso chi ha bisogno di
elemosina. Bensì è qualcosa di più grande.
Attraverso la Carità l’uomo realizza il comandamento
dell’Amore. Lo stesso San Paolo pone la Carità al
di sopra del dono della povertà, al di sopra della stessa
scienza e della conoscenza della verità e persino al di
sopra del martirio. E quando lui parla di Fede, Speranza e Carità,
dice che di tutte la Carità è la più grande.
Ed è lo stesso San Paolo ad osservare che l’uomo
senza la Carità non è nulla. In questi giorni mi
è capitato di fare delle letture di Antonio Rosmini, sacerdote
e filosofo
italiano nato a Rovereto il 1797. La Carità, afferma Rosmini,
non è un’idea, una filosofia o un pio sentimento.
Essa va vissuta e compresa nel suo valore esperienziale. Mi è
sembrata un’affermazione di grande significato. Quando la
Carità viene praticata, ed esercitata io aggiungo molto
umilmente, si glorifica e si rispecchia la natura di Dio e si
da significato al sacrificio della Croce. Lo stesso Santo Padre
Benedetto XVI, il nostro emerito Papa, nella sua Lettera Apostolica
che
annuncia l’Anno della Fede, ha richiamato e indicato la
centralità della Carità nel pensiero e nell’azione
quotidiana di ogni cristiano come testimonianza “Per
contribuire ad una rinnovata conversione al Signore Gesù”,
e nella Nuova Azione di Evangelizzazione dell’intera Chiesa.
Carissimi fratelli e carissime sorelle, tutti noi siamo consapevoli
di quanto grandissime siano ancora le distanze che separano i
diversi Paesi del mondo, nonostante gli aiuti e le tantissime
attività missionarie sparse in tutto il mondo, nonostante
le innumerevoli iniziative umanitarie di tante associazioni di
volontariato
laico e cattolico. Nel passato sono stati enunciati e scritti
documenti importanti e sono stati assunti impegni dai
diversi organismi internazionali per combattere le ingiustizie,
la miseria e la povertà, per debellare le malattie, per
promuovere interventi contro l’analfabetismo e per garantire
un minimo di istruzione, per avviare interventi di sviluppo.
Ma molto poco si è fatto e tanto c’è ancora
da fare per diminuire gli squilibri fra Paesi ricchi e Paesi poveri.
Cosa si può dire della Carta dei diritti dell’uomo?
In quella Carta si afferma che “tutti gli esseri
umani nascono liberi in dignità e diritti e che essi sono
dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso
gli altri in spirito di fratellanza”. A tal
proposito ho trovato di grande attualità il messaggio che
il già scomparso Santo Padre Paolo VI, vostro conterraneo,
primo Papa a visitare l’Organizzazione delle Nazioni Unite,
pronunciò in quella sede il 4 ottobre 1965 a favore dei
poveri del mondo e dei Paesi in via di sviluppo. In quel messaggio
Paolo VI invitava i Paesi sviluppati a puntare sul “Coraggio
e non sull’egoismo”. “Noi
sappiamo con quale ardore – affermava tra
l’altro il Santo Padre in quell’occasione –
Voi vi impegnate a vincere l’analfabetismo e
a diffondere la cultura nel mondo; a dare agli uomini una adeguata
e moderna assistenza sanitaria, a mettere a servizio dell’uomo
le meravigliose risorse della scienza, della tecnica, dell’organizzazione:
tutto questo è magnifico, e merita l’encomio e l’appoggio
di tutti anche il Nostro”. E aggiungeva:
“Vorremmo anche Noi dare l’esempio, sebbene l’esiguità
dei Nostri Mezzi ci impedisca di farne apprezzare la rilevanza
pratica e quantitativa: Noi vogliamo dare alle Nostre istituzioni
caritative un nuovo sviluppo in favore della fame e dei bisogni
del mondo: è in questo modo, e non altrimenti, che si costruisce
la pace”. Così Paolo VI! E
qual è lo stato di fatto sulla Carta dei diritti del bambino
e del fanciullo? In essa vengono ribaditi alcuni principi
fondamentali: a cominciare dal diritto di ogni bambino all’eguaglianza
senza distinzione o discriminazione di razza, religione, origine
o sesso; il diritto all’amore; alla comprensione e alla
protezione; il diritto a una sana alimentazione e alle cure mediche;
il diritto all’istruzione; il diritto ad essere protetto
contro ogni forma di ingiustizia e di sfruttamento. Purtroppo
molti dei sani principi e dei buoni propositi contenuti in questi
documenti sono rimasti scritti sulla carta o, come dite voi in
Italia, sono finiti nel libro dei sogni. Spesso non ce stato abbastanza
coraggio ed il più delle volte l’egoismo ha prevalso
sulla carità e sulla solidarietà. Chi è stato
in Burundi, ma le stesse considerazioni si possono estendere a
diversi altri Paesi, sa
bene che sono moltissimi i bambini (ma anche gli adulti) che muoiono
di malaria, di epatite e di altre malattie infettive di ogni genere,
che tantissimi bambini muoiono per denutrizione, che l’analfabetismo
viaggia su percentuali altissime. E potrei continuare. Allora
si comprende molto bene come, di fronte all’assenza di significative
presenze degli organismi governativi e internazionali, chiamati
a funzioni e compiti di solidarietà, non sia retorico affermare
che a volte anche un piccolo aiuto o un’adozione possono
salvare una vita e rappresentare un valido sostegno alla cura
medica o all’istruzione.
Anche per queste ragioni vi diciamo: Murakoze cane!
Grazie di cuore e che il Signore vi benedica!
Suor Liliana
Lettera di
Suori Cecilia
Carissimo Ruggero, Presidente del
Comitato di Solidarietà di San Vigilio,
Colgo quest’occasione per porvi i nostri
più vivi saluti da parte degli insegnanti e allievi. Sempre
nel nostro cuore, c’è il sentimento di fratellanza
e di ringraziamenti per tutto quanto riuscite a fare per il nostro
bene e per la crescita dei nostri bimbi che incontrano tante difficoltà.
La vita nella scuola Paolo VI è buona, si cerca di lavorare
come si può. Per il momento siamo alla 2° media e già
ci stiamo preparando per la 3° media e poi, l’anno dopo
avremo la 4°media dove si fanno gli esami di stato per entrare
nelle medie superiore. Sogniamo ancora la scuola di alberghieri
dopo le medie inf.
Fino adesso, stiamo procedendo bene, alla scuola primaria abbiamo
in
- 1°elem: 39 allievi
- 2°elem: 34 allievi
- 3°elem: 29 allievi
- 4°elem: 34 allievi
- 5°elem: 30 allievi
- 6°elem: 16 allievi
E nella scuola secondaria ci sono due classe:
- 1°media inf: 31 allievi
- 2°media inf: 22 allievi
In più ci sono quelli della Scuola professionale
Siamo contenti perché anche i genitori collaborano molto
per l’educazione.
Incontriamo le difficoltà nella ricerca di testi scolastici
e materiali didattici, l’arredo di classe, i professori che
chiedono aumento stipendi, pranzi a mezzogiorno per i nostri di
Paolo VI ed altri bimbi esterni, ecc… Ma, abbiamo coraggio,
ci rendiamo conto della vostra costante assistenza. Oggi, vogliamo
proprio ringraziarvi per i libri, i computer ed altri materiali
che ci avete mandato tramite Mutoyi e gli stiamo aspettando con
ansia.
Concludo ringraziando ancora e augurandovi pace e prosperità.
Sinceri saluti ai membri del consiglio del Comitato di Solidarietà,
ai collaboratori e amici. Buon Quaresima a tutti.
Con riconoscenza. Sr
Cecilia
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